
Olio di colza fa male? Questa è una domanda che in molti si pongono, data la sua presenza in tanti prodotti alimentari. Infatti, sicuramente se almeno una volta ti sei approcciato/a alla lettura degli ingredienti presenti all’interno di alcuni prodotti alimentari confezionati come, ad esempio, brioche e biscotti, ma anche pesce impanato, surgelato e così via…avrai notato la presenza dell’olio di colza.
L’olio di colza è un olio vegetale estratto dai semi di colza, una pianta che presenta dei fiori di color giallo brillante. Il suo utilizzo in campo alimentare risale al 19esimo secolo ed è conosciuto sin dall’antichità per delle proprietà combustibili, infatti, un tempo era utilizzato come carburante ecologico e come accelerante per illuminare le strade nelle cittadine europee.
Oggi però quest’olio vegetale si utilizza sempre di più nell’industria alimentare soprattutto nei prodotti da forno confezionati e all’interno dei prodotti fritti e surgelati, e spesso sostituisce l’olio di palma, inoltre si trova anche nella margarina, nei prodotti confezionati di varia natura. Difficilmente si trova come olio da frittura per la cucina in ambito casalingo.
L’Olio di Colza: fa davvero male alla salute?
L’olio di colza fa male usato a scopo alimentare? L’olio di Colza ha suscitato diverse questioni riguardo alla pericolosità per la salute. Questo a causa dell’alto contenuto di acido erucico, un acido grasso di tipo monoinsaturo che viene considerato un cardiotossico ossia lesivo per la salute del tessuto del cuore.
Questi studi però erano stati svolti negli anni ’70 e successivamente non ci sono stati studi che ne abbiano confermato in alcun modo la pericolosità per la salute in via definitiva, né come un olio buono per la salute.
Si tratta sicuramente di un olio economico, che non viene estratto a freddo e che in genere è ottenuto attraverso dei processi di raffinazione chimica, sbiancato mediante l’uso del calore e di alcuni solventi.
Quali sono le differenze tra l’olio di colza e l’olio di canola? Si sente ultimamente parlare di un altro olio che in realtà deriva sempre dalla colza, con l’unica differenza che contiene quantità molto più ridotte di acido erucico, ossia l’olio di canola. Questo olio prende il nome di Canola dall’acronimo Canadian Oil Low Acid ed è noto per essere utilizzato spesso nella preparazione di alimenti conservati.
Quest’olio generalmente viene geneticamente modificato soprattutto in paesi come gli Stati Uniti, la Germania, l’Australia e il Canada, e da alcuni viene considerato un olio benefico per la salute. Secondo i ricercatori, questo olio, infatti, grazie ad un contenuto ridotto di acido permetterebbe di abbassare i livelli di colesterolo nel sangue e avrebbe effetti benefici sui livelli di tocoferolo.
Quali sono le proprietà nutrizionali dell’olio di Colza
L’olio di colza è un olio vegetale che si ricava dai semi della pianta della colza e spesso viene usato in ambito dolciario e nei surgelati. La composizione dell’olio di Colza dal punto di vista nutrizionale prevede per 100 g di olio di colza un apporto di 900 calorie sotto forma di lipidi.
Infatti, questo olio è composto dal 6,31 g di grassi saturi, 61,52 g di grassi mono insaturi e 29,62 g di grassi polinsaturi tra cui 20,54 g di acido linoleico e 9,08 g di acido alfa-linoleico. All’interno dell’olio di colza ci sono: 22,2 mg di vitamina E, 0,1 mg di ferro, sodio e potassio.
Le soglie di acido erucico negli alimenti
Come abbiamo accennato, secondo alcuni studi, che però non sono stati riconfermati da nuove indagini recenti, uno dei problemi dell’olio di colza è costituito dalla presenza dell’acido erucico. Per tutelare il consumatore ci sono delle regole in ambito europeo che mettono un tetto massimo all’acido erucico che si può assumere nel cibo.
Le soglie di acido erucico negli alimenti prevedono nello specifico: 50 g per 1 kg per il consumo degli adulti; 10 g per 1 kg ossia l’1% per i prodotti per lattanti e neonati.
Per legge, come previsto dal Regolamento CE n.1881/2006, non è possibile immettere sul mercato alimenti che contengono oltre il 5% della tossina. L’olio di colza tradizionale ne contiene oltre il 30%. Questo però viene lavorato al fine di riuscire ad a ridurre notevolmente il contenuto di quest’acido erucico, al fine di permettere il suo impiego nei prodotti dolciari e da forno che vengono prodotti e immessi sul mercato europeo.
L’olio di canola, ad esempio, è una variante canadese che prevede solo il 2% di acido erucico, rendendo il prodotto adatto alla preparazione di vari alimenti.
Bisogna considerare comunque che l’olio di colza in commercio ha una buona stabilità al calore, ma presenta anche un bassissimo contenuto di acido linolenico mentre ha un contenuto più alto di acido oleico. Oli che se vengono modificati, soprattutto quando si cuociono i prodotti ad alte temperature, possono causare un danno per la salute.
La polemica ambientalista intorno all’olio di colza
Un aspetto che bisogna considerare è l’impatto ambientale. Le aree del pianeta adibite alla coltivazione della colza sono destinate alla produzione di olio. Nel corso degli ultimi anni una richiesta sempre maggior di olio di colza sul mercato da parte dell’industria alimentare ha fatto si che queste aree aumentassero sempre di più.
Ad oggi sono 33 milioni gli ettari di terreno che vengono coltivati per produrre l’olio di colza. Se si considera la resa produttiva le colture della colza in realtà sono vantaggiose rispetto ad altri oli vegetali. Con poco più di un ettaro di terreno si può produrre una tonnellata di olio. Le coltivazioni massive richiedono l’uso di pesticidi e di fertilizzanti che inquinano il pianeta.
Non bisogna nemmeno trascurare il fatto che per gli allestimenti delle grandi aree coltivabili sono stati necessari degli interventi di bonifica e di disboscamento.
Questi hanno portato di conseguenza alla perdita della biodiversità nelle aree di produzione in termini di specie vegetali e animali. Ecco perché si condanna l’uso dell’olio di colza tra quelli più a basso costo impiegati dalle grandi industrie.