Grasso viscerale grasso sottocutaneo

Con la diffusione dell’obesità e delle patologie ad esso correlate attirano sempre più l’attenzione le differenze anatomiche e fisiologiche delle due tipologie di grasso, grasso sottocutaneo e grasso viscerale, il cui rapporto è strettamente correlato allo stato di salute dell’organismo e differisce in maniera significativa tra uomini e donne.

Il grasso sottocutaneo più correttamente denominato tessuto adiposo sottocutaneo (SAT) è quello più facilmente visibile e misurabile, nonché il più odiato quando ci si osserva con occhio critico di fronte allo specchio, sebbene sia risultato il grasso meno pericoloso per la salute. Il tessuto adiposo viscerale (VAT) è invece quello che avvolge gli organi interni, più discreto e più difficilmente apprezzabile ma anche il più nocivo laddove aumentasse di volume.

Durante il periodo di crescita, in condizioni fisiologiche, il grasso totale aumenta senza significative differenze tra SAT e VAT. L’incremento degli ormoni sessuali che si verifica durante la pubertà produce, invece, un cambiamento sostanziale tra maschi e femmine.

Le donne, che hanno un elevato livello di estrogeni dopo la pubertà, hanno una percentuale di grasso corporeo maggiore del 10% rispetto agli uomini con pari BMI e tendono ad accumulare più SAT, in particolare su fianchi, cosce e glutei (distribuzione ginoide, “a pera”), mentre gli uomini, con più alto livello di androgeni dopo la maturazione sessuale, accumulano più grasso addominale, principalmente nel VAT (distribuzione androide, “a mela”).

Le variazioni degli androgeni e degli estrogeni nei maschi e nelle femmine possono modificare il fenotipo indipendentemente dal sesso biologico. Nelle donne in menopausa, con il crollo del livello di estrogeni, si assiste a una ridistribuzione del grasso verso il fenotipo androide, con i problemi che questo comporta, viceversa un iperestrogenismo nell’uomo, per esempio nei soggetti affetti da malattie genetiche come la sindrome di Klinefelter, induce un accumulo adiposo tipicamente ginoide. A conferma dell’importanza degli ormoni sessuali nella distribuzione del grasso corporeo sono gli studi effettuati su uomini e donne transgender trattati con steroidi sessuali, i quali hanno mostrato chiari cambiamenti nel rapporto SAT/VAT dopo anni di cure. 

Quali pericolosità per la salute si nascondono dietro un aumento del grasso viscerale e del grasso sottocutaneo?

È necessario precisare che l’estremo accumulo di grasso è sempre nocivo per la salute, e diversi sono i rischi metabolici e cardiovascolari associati a quantità elevate di grasso corporeo, per quanto il VAT ne sia il principale responsabile.

L’eccesso di VAT è infatti maggiormente associato a insulino-resistenza, diabete di tipo 2, ipertensione, dislipidemie, steatosi epatica e tumori. Presenta una maggiore espressione di geni pro-infiammatori rispetto al SAT, il che giustifica la capacità di indurre, in condizioni di obesità, uno stato infiammatorio cronico di basso grado o silente, prima locale e poi sistemico, capace di innescare e alimentare le suddette alterazioni.

Nei soggetti obesi il tessuto adiposo, in particolare il VAT, presenta un accumulo di macrofagi, la cui entità è direttamente proporzionale con il grado di adiposità e con lo stato di infiammazione sistemica mentre è inversamente proporzionale con la sensibilità insulinica. I macrofagi producono ulteriori citochine, come l’IL-6 e il TNF-α, aggravando il processo infiammatorio.

È dimostrato che in seguito a un drastico calo ponderale, come quello ottenuto con la chirurgia bariatrica, si ottenga una riduzione significativa del numero di macrofagi nel tessuto adiposo e una riduzione dei fattori pro infiammatori circolanti.

L’eccesso di VAT, inoltre, si associa a una maggior resistenza alla leptina, l’ormone della sazietà, la cui produzione risulta aumentata, e induce una minor produzione di adiponectina, l’adipochina che svolgerebbe un ruolo protettivo nei confronti delle complicanze cardio-metaboliche.

L’obesità viscerale favorisce iperglicemia, ipertensione, riduzione dei livelli ematici di HDL (colesterolo buono) e aumento di trigliceridi e di LDL (colesterolo cattivo). L’insieme di queste alterazioni costituisce il quadro clinico della Sindrome metabolica, seria condizione patologica strettamente correlata a un maggior rischio di infarti, ictus, nefropatie croniche e tumori (colon-retto, pancreas, esofago, endometrio, rene, mammella dopo la menopausa).

È chiaro, quindi, come le conseguenze di un aumento del grasso corporeo, tipico dei Paesi occidentali, rappresentino un grosso problema per la salute. Per via del differente rapporto SAT/VAT l’obesità nell’uomo è maggiormente correlata alle complicanze sopra descritte rispetto alla donna in età fertile, mentre nel periodo post-menopausale il rischio tende a coincidere.

Alla luce di quanto detto risulta evidente la necessità di migliorare il proprio stile di vita a qualunque età, mantenere un BMI<25 e tenere sempre sotto controllo il proprio girovita.

Dott. Matteo Famiglietti

Bibliografia:

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