a cosa serve il grasso forchetta metro

Un tempo esibito per ostentare ricchezza e potere, oggi odiato e condannato da molti, il grasso corporeo resta una componente fondamentale del nostro organismo. La sua capacità energetica per grammo è nettamente superiore a quella degli altri macronutrienti, ben 9 kcal rispetto alle 4 kcal di carboidrati e proteine. Per questo motivo i depositi sapientemente distribuiti dalla natura all’interno del nostro corpo rappresentano un perfetto concentrato di energia utilizzabile in caso di necessità, come carenza di cibo, malattie o esercizio fisico protratto. Il grasso non è solo questo, le sue funzioni sono svariate e tanto resta ancora da scoprire.

Tipologie di grasso corporeo

In primo luogo, esiste una piccola percentuale di grasso, definito “grasso bruno” per il tipico colore scuro conseguente all’elevata concentrazione di mitocondri, che sfrutta questo notevole potere energetico per produrre calore in situazioni di ipotermia. Questo sistema di termogenesi adattativa, in realtà più rappresentato in altri mammiferi che nell’uomo, viene utilizzato principalmente nel neonato e nelle popolazioni che vivono in ambienti molto freddi. La localizzazione di questo grasso si limita a poche zone strategiche, principalmente nell’area cervicale, ascellare, inguinale e in prossimità dei grossi vasi, si riduce nell’età adulta e nei soggetti obesi. Proprio per questa sua capacità di bruciare calorie gli scienziati stanno cercando il modo di stimolare il grasso bruno per ottenere una nuova arma contro l’obesità.

Recenti studi hanno dimostrato l’esistenza di un “grasso beige”, simile al grasso bruno ma le cui funzioni necessitano ancora di ulteriori indagini.

Il restante grasso, il cosiddetto “grasso bianco”, copre la quasi totalità del grasso corporeo e le sue funzioni, oltre a quella già citata di riserva energetica, giustificano la sua peculiare distribuzione all’interno dell’organismo. Si distinguono, dunque, il grasso sottocutaneo e il grasso viscerale. Il primo assolve alla funzione di isolamento termico e di protezione dai traumi esterni, il secondo si concentra attorno agli organi interni e ha la funzione di proteggerli ammortizzando gli urti, mantenerli a una temperatura costante, permetterne lo scivolamento reciproco e accompagnare il decorso di vasi sanguigni, linfatici e nervi.

Il tessuto adiposo ha anche un’importante funzione endocrina poiché capace di produrre e secernere diverse proteine, le adipochine, e molte altre molecole coinvolte in vari processi fisiologici modulando la funzionalità di organi distanti come il fegato, il muscolo scheletrico o il cervello.

La leptina è una delle prime adipochine studiate. I suoi livelli circolanti sono direttamente proporzionali alla massa grassa e la sua secrezione è in grado di indurre una sensazione di sazietà. L’iniziale entusiasmo verso l’uso clinico della leptina per il trattamento dell’obesità ha dovuto però scontrarsi col fatto che i soggetti obesi mostrano una resistenza all’ormone nonostante gli alti livelli circolanti nel sangue. I meccanismi alla base di queste resistenze non sono ancora ben chiari.

L’adiponectina è invece un importante regolatore del metabolismo glucidico e lipidico, nonché dell’omeostasi cardiovascolare. La sua peculiarità è il ruolo protettivo che svolge nei confronti delle complicanze metaboliche e vascolari associate all’obesità. A differenza delle altre adipochine i suoi livelli circolanti sono inversamente proporzionali alla quantità di tessuto adiposo, in particolare quello viscerale, e sono ridotti nei diabetici e nei cardiopatici, oltre che negli obesi. Queste osservazioni spingono la ricerca verso l’utilizzo di questa molecola nel trattamento delle malattie cardio-metaboliche dell’obeso.

L’adipocita è anche in grado di convertire il cortisone in cortisolo e gli androgeni in estrogeni, ormoni entrambi presenti nei due sessi ma con percentuali differenti. Maggiore è la massa grassa, dunque, e maggiore è la produzione di estrogeni. Questa conversione ormonale rappresenta la principale fonte di estrogeni nelle donne in menopausa mentre negli uomini obesi l’aumentata attività di questo enzima può portare a calo della libido, deficit erettili, ridotta produzione di spermatozoi, femminilizzazione del grasso corporeo e ginecomastia.

Tra le molecole secrete dal tessuto adiposo, ma non principalmente dagli adipociti, ci sono anche diverse citochine pro-infiammatore, i cui livelli ematici aumentano proporzionalmente alla quantità di grasso depositata. Questo fatto non è da sottovalutare poiché un sovraccarico di lipidi negli adipociti, come accade nell’obesità, può infatti innescare uno stato di stress cellulare e di ipossia cui consegue l’avvio di un vero e proprio processo infiammatorio la cui cronicizzazione può avere ripercussioni negative a livello sistemico.

Il tessuto adiposo, quindi, non è solo un inerte deposito di grasso come ritenuto fino a qualche decennio fa, ma un organo metabolicamente attivo, con innumerevoli interazioni sistemiche e ripercussioni sulla salute dell’intero organismo. Il continuo studio delle sue funzioni permetterà una sempre maggior conoscenza della fisiopatologia dell’obesità e un conseguente ampliamento delle possibilità terapeutiche disponibili.

Dott. Matteo Famiglietti

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